FRATELLI D’ITALIA

Kritik der faschistischen Partei Italiens

1) ORIGINI E STRUTTURA

Nel 2009, i due principali partiti della destra italiana al governo – Forza Italia ed Alleanza Nazionale – diedero vita a “Il popolo della libertà”, un passaggio che segnò di fatto la scomparsa del maggiore partito della destra italiana: Alleanza Nazionale rappresentava infatti l’erede diretto del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale (MSI-DN), partito d’ispirazione neofascista fondato 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana ed ex esponenti del regime fascista, che nel 1995, con la cosiddetta svolta di Fiuggi, aveva assunto la denominazione di Alleanza Nazionale, mostrando una tendenza vieppiù nazional-conservatrice con messa in minoranza delle varie anime legate al Movimento Sociale Italiano. Nel 2012, a seguito dell’appoggio de “Il popolo della libertà” al governo Monti, le anime di destra del parlamento riconducibili all’ex Alleanza Nazionale diedero vita a Fratelli d’Italia – con nel simbolo la fiamma tricolore storicamente utilizzata dal Movimento Sociale Italiano – che si presentò alle elezioni nazionali del 2013 eleggendo 9 deputati e sfiorando il 2% dei voti. Il partito è stato in grado di strutturarsi molto rapidamente, riscuotendo consensi dapprima nelle storiche roccaforti della destra italiana – il Sud del Lazio e alcune zone del Sud Italia – in seguito su tutto il territorio nazionale. Una struttura capillare vecchio stampo con sedi in tutta Italia e un’organizzazione giovanile – Gioventù Nazionale (GN) – in crescita costante. Quest’ultima, presente negli atenei italiani sotto la sigla di Azione Universitaria e di Azione Studentesca nelle scuole superiori, si caratterizza per ideologia, simbologia e metodi di azione assai più radicali del partito, in connubio costante con le componenti giovanili dei partiti e movimenti dell’estrema destra italiana – Forza Nuova, Casapound, Lealtà e azione. In tal senso richiama l’eredità delle componenti giovanili del Msi – Fronte della Gioventù e Fronte Universitario d’Azione Nazionale – attive in prima linea nella strategia della tensione negli anni ‘70 e ‘80.

2) IDEOLOGIA

Il partito sostiene posizioni di destra, ispirandosi all’esperienza di Alleanza Nazionale e mantenendo naturalmente legami storici con il partito di ispirazione neofascista Movimento Sociale Italiano. I riferimenti del partito sono essenzialmente riconducibili al conservatorismo nazionale e a tesi sovraniste. Il partito con lo slogan “Dio, patria e famiglia” si ispira a una visione spirituale della vita, alla “famiglia tradizionale” e ai solidi valori della tradizione nazionale e popolare. In materia economica vengono sostenute argomentazioni riguardanti la tutela del Made in Italy e più in generale un protezionismo spinto all’eccesso. In tema di diritti civili il partito è estremamente contrario al matrimonio omosessuale, alle unioni civili, all’adozione per le coppie gay e ad una legge per contrastare e prevenire l’omo-transfobia. È inoltre anche contrario alla legalizzazione dell’eutanasia, dello ius soli, dello ius culturae, della cannabis light e della gestazione per altri, proponendo in quest’ultimo caso una legge per rendere questa pratica un “reato universale” per punire la sua applicazione da parte di un cittadino italiano anche all’estero. Il partito esprime contrarietà anche all’abrogazione del reato di immigrazione clandestina, proponendo “blocchi navali” nel Mediterraneo, aumenti di stipendi ed equipaggiamenti alle forze dell’ordine, maggiore uso dell’esercito come misura di contrasto alla criminalità. In ambito europeo vi è l’adesione al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei unitamente ai conservatori britannici, ai polacchi di Diritto e Giustizia e agli spagnoli di Vox.

3) LEGAMI CON L’ESTREMA DESTRA

Quella visto sopra costituisce il volto pulito del partito, il suo posizionamento nel campo della destra conservatrice e democratica. Sotto il vestito buono della destra “neo-gollista” pullulano posizioni marcatamente fasciste e legami strutturali a tutti i livelli con l’onda neofascista italiana. L’affermarsi nel tessuto della società italiana di visioni marcatamente sovraniste ha in tal senso agevolato il compito del partito: il dilagare dell’idea del “prima gli italiani” ha permesso all’estrema destra di captare consensi, soprattutto nelle periferie impoverite delle grandi città, ed all’interno di quest’area Fratelli d’Italia ha assunto un ruolo chiave in termini di drenaggio di consensi. Lo slogan “prima gli italiani” racchiude in sé l’evoluzione del partito e più in generale dei rapporti di forza nell’estrema destra italiana. Coniato da Casapound, il motto venne condiviso dall’allora Lega Nord di Salvini, tanto che con queste parole d’ordine nel 2015 i due partiti organizzarono una manifestazione comune a Roma. L’esplodere in Italia di un sentire sovranista ha consentito anche alla destra “moderata” di far suo questo slogan senza che ciò destasse particolare scalpore: da quel momento si è assistito sempre più ad un legame stretto tra neofascisti, Lega e Fratelli d’Italia. Dati i bassi consensi alle elezioni, militanti di Casapound e Forza Nuova, ma anche di Lealtà e Azione, Fronte Nazionale e Veneto Fronte Skinhead, hanno trovato rifugio nelle liste elettorali della Lega e di Fratelli d’Italia ottenendo così rappresentanti comunali e regionali. Si è assistito in definitiva ad una convergenza a livello elettorale tra estrema destra e Fratelli d’Italia. Una saldatura ancora più forte in ambito giovanile e “movimentista”: le lotte fasciste e razziste sul territorio portate avanti dai gruppi di estrema destra hanno sempre di più visto la presenza, in posizione subordinata, dei militanti del partito della Meloni. I legami con l’estrema destra italiana non sono contingenti rispecchiando piuttosto l’ideologia del partito: da un lato il legame nostalgico col movimento sociale italiano, dall’altro l’evoluzione in senso sovranista degli ultimi anni. Fascismo storico e sovranismo dell’attualità costituiscono la stella polare di Fratelli d’Italia ed innumerevoli episodi lo confermano, sia in riferimento a singoli personaggi del partito che in merito ai legami con l’estrema destra. Da qualche anno a Roma Casapound ha provato – con qualche successo – a creare un movimento per la casa con lo scopo che l’assegnazione delle case popolari fosse riservata solo a famiglie italiane bisognose, anche in assenza di requisiti, e che ne fossero esclusi i migranti anche se in graduatoria, generando una vera e propria guerra tra poveri e soffiando sulla disperazione sociale allo scopo di dividere la classe. Si è così creata nella capitale una situazione esplosiva che ha visto contrapposti i movimenti per la casa dei compagni e delle compagne – in particolare “Asia” e “Stop Sfratti Sgomberi e Pignoramenti”, legati rispettivamente al sindacalismo di base e ad alcuni settori dell’autonomia – con la feccia di Casapound (e Forza Nuova), spesso a suon di scontri fisici. In questi frangenti la componente giovanile di Fratelli d’Italia ha dato man forte a Casapound, sia a livello militante che istituzionale. Ad esempio, rappresentanti del partito in comune e nei municipi fornivano a Casapound informazioni sugli sgomberi e sulle assegnazioni, consentendo ai fascisti di muoversi in anticipo sui compagni. Giorgia Meloni non ha mai condannato Casapound o Forza Nuova seppur abbia respinto le accuse di collaborazione organica: del resto, durante la sua militanza nel Fronte della Gioventù, il suo compagno di sezione ed amico fraterno era quel Simone di Stefano leader delle tartarughe frecciate. Non di meno a livello istituzionale: nell’ottobre 2019 ad Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, Fratelli d’Italia ha organizzato una cena di nostalgici per celebrare la Marcia su Roma. All’iniziativa ha preso parte anche Francesco Acquaroli futuro governatore della regione. A pochi chilometri di distanza nel marzo del 1944 nazisti e fascisti trucidarono 42 persone, compresa una bambina di 11 mesi che venne bruciata viva davanti alla madre. Gli episodi di questo tipo che coinvolgono la base e rappresentanti istituzionali sono a centinaia, l’ultimo dei quali ad esempio riguarda il voto negativo alla risoluzione del consiglio d’Europa che condannava l’atroce morte di George Floyd.

4) I MOTIVI DELL’AFFERMAZIONE A DESTRA

Nel corso degli ultimi due anni il partito della Meloni ha conosciuto una forte crescita, passando dal 6,46 alle elezioni europee del 2019 ad oltre il 15 % nelle elezioni regionali del 2020. Un’avanzata vigorosa sia nella società che all’interno della coalizione di destra. I flussi elettorali mostrano un drenaggio di voti inizialmente da Forza Italia, successivamente dal Movimento 5 stelle e, negli ultimi mesi, a danno della Lega di Salvini, tanto da contendere a quest’ultimo la leadership nella coalizione. Scontati i motivi del deflusso di voti da Forza Italia, partito basato su una leadership carismatica: una volta appannatasi, per questione anagrafiche innanzitutto, la figura di Berlusconi, il partito è letteralmente esploso, determinando un passaggio di voti verso la Lega e il partito della Meloni, anche in considerazione del fatto che molti ex militanti e politici di Forza Italia avevano radici in Alleanza Nazionale. A ciò si aggiunge il netto spostamento a destra dell’asse politico e dell’opinione pubblica in Italia: un partito centrista e moderato quale è diventato col tempo Forza Italia fatica a trovare collocazione politica. I consensi erosi al Movimento 5 stelle sono intimamente legati alla “ideologia post-ideologica” del movimento: “né destra né sinistra”, mantra dei 5 stelle, ha provocato al suo interno un mix di tendenze ideologiche e culturali, per cui le sue componenti più a destra nella società sono passate con Fratelli d’Italia al momento dell’alleanza col Partito Democratico. La mancanza di basi ideologiche e retroterra culturale del movimento aveva determinato la presenza di una fetta di eletti in parlamento dichiaratamente di destra: non è un caso che il governo giallo-verde – Movimento 5 stelle e Lega Nord – abbia prodotto tra le altre cose i decreti sicurezza che tagliavano i fondi per l’immigrazione, abolivano di fatto lo status di rifugiato e mettevano fuorilegge le Ong che prestavano soccorso in mare. Nell’ultimo anno si assiste tuttavia a una crescita di Fratelli d’Italia anche a danno della Lega: una causa può essere rinvenuta nella difficoltà a sfondare nel Sud del Paese da parte di Salvini dopo una inziale crescita di consensi. La Lega viene ancora percepita come il partito antimeridionalista delle origini, per cui risulta difficile una identificazione in queste aree del paese. Seppure si ponga nettamente più a destra del partito della Meloni, per un fascista italiano, ancora di più se del sud, rimane indelebile un’idea di Lega federalista in antitesi al concetto di patria e nazione proprio della destra. Altro fattore che spiega l’erosione di voti della Meloni ai danni di Salvini va rintracciato nell’incapacità di quest’ultimo di proporre un discorso politico coerente: nel momento in cui, causa coronavirus, la questione immigrazione ha perso di valore nel sentire comune, il leader della Lega non è stato in grado di proporre una retorica alternativa. La forte richiesta di senso dello stato che il virus ha in un primo momento generato nell’opinione pubblica non è stata interpretata dal leader della Lega, inadeguato ad elaborare un discorso politico chiaro al contrario della sua partner. Una politica, quella di Salvini, basata esclusivamente sulla paura del “diverso” che ha perso d’impatto nel momento in cui questo nemico non aveva più le sembianze delle carrette del mare ma viaggiava nell’aria sotto forma di virus. In tal senso, il bacino di consensi più importante della Lega è costituito storicamente dalla piccola imprenditoria del nord – non a caso il motore industriale dell’Italia è tutto a guida Lega a livello regionale: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli – interessata in questa fase di crisi acuta al mantenimento dei propri privilegi e non hai toni patetici del suo leader. Non secondari sono inoltre gli scandali economici che hanno coinvolto il partito: dai fondi ricevuti da Putin ai fondi neri in Svizzera, si fa strada nell’opinione pubblica l’idea che il capitano e la sua ciurma guardino piuttosto al proprio portafoglio che non alla difesa di quel popolo italico col quale si riempiono la bocca. Il partito della Meloni non è stato in tal senso sfiorato da scandali, potendo presentare il volto pulito della politica senza interessi personali: una visione totalmente falsa nella misura in cui Fratelli d’Italia è sostenuta, ad esempio, dall’ultradestra Usa, dai Palazzinari romani e dai lobbisti di multinazionali in Europa: da Exxon a Huawei, in barba al “Prima gli Italiani”, oltre che, ça va sans dire, dalle lobby clientelari e mafiose nel Sud del paese.

5) LA PRESA NELLA SOCIETÀ

A livello generale, la crescita e l’affermazione del partito della Meloni sono da associare ad un netto spostamento a destra della società italiana. Si è assistito negli ultimi vent’anni ad uno sdoganamento del pensiero e dell’agire fascista da parte delle istituzioni, attraverso la retorica della pacificazione nazionale e della fine delle ideologie. La macelleria sociale compiuta dai partiti della sinistra al governo nel corso degli anni – dal famigerato pacchetto Treu che ha dato il via alla precarizzazione del lavoro alla riforma delle pensioni, dalla legge Turco-Napolitano che ha reso la clandestinità reato agli accordi sullo sciopero che hanno tagliato le gambe al movimento operaio – ha dato l’impressione, corretta, che la sinistra (con l’ausilio determinante dei sindacati confederali) fosse la paladina dei poteri forti e della borghesia, fornendo alla destra la possibilità di accaparrarsi quel ruolo di difensore dei diseredati. Una destra falsamente sociale che ha tuttavia fatto presa sulle nuove generazioni prive di qualsivoglia rappresentanza e possibilità di ascesa sociale. La crisi scoppiata nel 2007 ha fatto il resto: lo slittamento di ampie fasce di proletariato verso condizioni di sottoproletariato o vero e proprio lumpenproletariato, così come un feroce impoverimento della piccola e media borghesia, hanno determinato l’affermarsi di visioni semplificate quale quella dello “straniero” come nemico e un forte avanzamento di istanze protezioniste. I movimenti sociali provano a far fronte a queste dinamiche, ma gli ostacoli che si trovano di fronte sono immensi: difficoltà a far presa su un’opinione pubblica spaventata dalla crisi che tende fortemente a destra, anni di feroce repressione da parte di governi di sinistra e di destra, iniziale sottovalutazione dei rigurgiti fascisti, forte organizzazione territoriale e militare dei gruppi fascisti – in particolare in realtà come Roma, il Veneto e la Lombardia – sono solo alcuni degli ingredienti che spiegano il ripiego dei compagni e delle compagne.

6) QUALCHE SPUNTO PER UNA RIFLESSIONE COLLETTIVA SULL’ANTIFASCISMO OGGI

Fratelli d’Italia, con la sua ideologia ed i legami con la destra estrema, rappresenta una formazione insidiosa e pericolosa soprattutto nella confusione generata da una fase di forte crisi sociale ed economica come quella che viviamo quotidianamente. Una galassia nera che tenta di penetrare tra spezzoni di classe operaia – sempre meno garantita e sempre più precaria – e frange giovanili autoctone, piccoli ceti medi impoveriti e artigiani, bottegai e padroncini colpiti dalla crisi, per spegnere le potenzialità di organizzazione di un duro e radicale conflitto di classe, in nome di un’appartenenza ad una comunità etnica o nazionale che sposta il conflitto orizzontalmente o verso il basso (verso il migrante, lo straniero, il rifugiato, l’emarginato, il povero, il “nullafacente”, il “socialmente pericoloso”, il “sovversivo”, i “centro sociali”, chi opera per ricucire rapporti sociali incompatibili col sistema capitalistico) e non verso l’alto (i padroni nazionali dell’industria e della finanza, i ceti politici dirigenti locali e internazionali, le classi dominanti che sfruttano e detengono la ricchezza prodotta da chi sta in basso). I fascisti, oggi, agiscono quindi ripulendosi la faccia con coperture come associazioni e Onlus benefiche, sguazzando nel clima politico-sociale di xenofobia e razzismo sfruttato e fomentato dai sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia (e rincorsi e rincarati dal centro-sinistra) e agitando temi che toccano direttamente la pancia di quei soggetti colpiti dalle misure di austerità e di macelleria sociale portate avanti Partito democratico, contenitore politico e comitato d’affari italiano della grande borghesia atlantica ed euroliberista. Una composizione sociale in via di veloce proletarizzazione tradizionalmente “nostra” ma che i soggetti e le soggettività rivoluzionarie, comuniste e libertarie, non riescono più ad intercettare, che non può essere lasciata alle sirene del leghismo, ai partiti fascisti e neofascisti e alla loro opera di reclutamento, di attivazione di istinti xenofobici, nazionalisti e di istigazione alla “guerra tra poveri”. Per questo è necessario, in una fase dove il fascismo organizzato sembra cambiare volto e tattiche riscuotendo successo aggregativo ed espansione territoriale, ripensare contenuti, pratiche e modalità dell’antifascismo, una riflessione collettiva che deve primariamente pensare come legare e dispiegare le istanze antifasciste alle istanze materiali provenienti dai soggetti presi in causa e contesi, senza dimenticare di coinvolgere sia il proletariato migrante che quello propriamente autoctono, quest’ultimo da non lasciare in mano alle forze neofasciste: ricordiamo che esse puntano proprio a dividere i soggetti sfruttati italiani da quelli stranieri per legare i primi ai propri sfruttatori contro i secondi. I fascisti vanno smascherati attraverso la controinformazione e combattuti senza tentennamenti e senza calcoli di contabilità politica di “area”. Non si può fingere di limitarne gli effetti ignorandoli e rinchiudendosi ognuno nel proprio spazio, nel proprio quartiere, nel proprio settario ambito d’intervento, credendo di aver la ricetta già pronta per scacciare un neofascismo che, all’oggi, continua a fare proseliti e ad avanzare nella società, sfruttando gli strumenti e gli spazi garantiti da una democrazia sempre più autoritaria e svuotata da dentro di ogni contenuto progressivo. Una democrazia, non scordiamocelo, che nei momenti di crisi di tenuta del sistema ha storicamente permesso e favorito l’affermarsi di movimenti di questo genere, come oggi possiamo ben vedere: una democrazia che schiaccia coloro che esprimono istanze di incompatibilità e rottura, e che coccola e “normalizza” gli squadristi. Non sarà quindi nella richiesta di maggior democrazia la soluzione del problema fascista. È grazie alla democrazia che i fascisti riescono a imporsi: questure e prefetture concedono piazze perché “chiunque deve aver il diritto di esprimersi”. Il pericolo dei fascisti non si misura tanto sulla percentuale elettorale che riescono a raggiungere, ma su quanto i loro slogan, le loro parole, il loro modo di vedere il mondo, le relazioni e la società (e agire di conseguenza!) circolano nei quartieri, nei paesini, nei bar, nelle palestre, negli stadi, sui treni, sui posti di lavoro… Le loro organizzazioni sono cresciute, hanno aperto sedi diffuse in tutti i territori, hanno assunto numerose articolazioni sociali, e sono lì per restare. Attenzione: fascismo non è più la camicia nera o il fascio littorio, le adunate e i saluti romani, quelle sono robe per nostalgici; il fascismo oggi, in tutte le sue sfumature verdi, brune e nere, non solo è concentrato in specifiche organizzazioni, ma è diffuso e diluito nella “società civile” e nell’“opinione pubblica”, nella democrazia in disfacimento, nell’informazione asservita, nella discriminazione legalizzata e nei centri di comando più o meno tecnocratici.